Verità

Il concept scelto per Taobuk 2022

L’Editoriale di Antonella Ferrara

È Verità, il tema scelto per questa dodicesima edizione.
Una parola né plurale né singolare: non dogmatica, ma pervasa dal dubbio.

Racconta una ricerca che ben esprime le contraddizioni del nostro tempo: uno sforzo necessario, che si colloca alla radice stessa della conoscenza.
Sosteneva Eraclito che “la natura ama nascondersi”. Ecco: il festival si spinge a fondo, e dalla letteratura travalica e interseca altri campi, arti e scienze, per contemplare punti di vista allargati sul mondo.
Schopenhauer sapeva bene quanto la via verso il vero fosse scandalosa, scomoda, rivoluzionaria: “Ogni verità – scriveva – passa attraverso tre fasi: prima viene ridicolizzata; poi è violentemente contestata; infine viene accettata come ovvia”. Sarebbe stato ancora lungo il percorso – e il ribaltamento di prospettiva – del relativismo novecentesco, da cui Taobuk intende prendere le mosse.

Cogliendo un anniversario speciale: il centenario dalla morte di Giovanni Verga, padre del Verismo.
La ricchezza e la forza dirompente di Taobuk è rappresentata proprio dall’intersezione delle discipline, che ne fanno una grande manifestazione con uno sguardo aperto sul mondo.

Taobuk 2022 non solo offrirà l’opportunità di incontrare alcuni tra i più grandi autori contemporanei, ma nel segno della Belle Lettere, le discipline si intrecceranno aprendo finestre sulla realtà per ragionare sugli attuali scenari di guerra, sulla manipolazione della verità come strumento di condizionamento sociale e politico, sul significato di valori come libertà e democrazia provando a restituire delle risposte, mai assolute: ma punti di vista complessi. Un confronto ricco, per porre le basi di un futuro dove letteratura, arte, economia e scienza possano dettare la visione di un comune sentire.”

Antonella Ferrara
Presidente e Direttore artistico

“Verità” assoluta o relativa, certezza o dubbio?

È il punto interrogativo “?” la sintesi iconica del concept scelto per Taobuk 2022, interpretato dal maestro Emilio Isgrò.
Dal piano ontologico a quello euristico, il festival declinerà la sfida lungo un percorso interdisciplinare attraverso la letteratura, lo scenario geopolitico internazionale, quello medico-scientifico.

Chiave di volta della cultura occidentale

in principio fu la verità granitica di Parmenide, messa in crisi già nel mondo greco dal divenire eracliteo, le antinomie sofiste, la maieutica socratica, il dualismo platonico. Una ferita cui ha provato a porre rimedio la metafisica aristotelica.
Per secoli il pensiero si è dibattuto fra postulati e dilemmi, di cui il dubbio metodico cartesiano è il più famoso nell’esprimere la consapevolezza che la sospensione del giudizio è il primo passo verso la conoscenza.
Il cammino millenario di “verità” ha conosciuto una nuova alba nel Ventesimo secolo. Cercando nel solco dei grandi siciliani, Pirandello finì per rifrangerla come nelle facce di un prisma. Con una parola magica, “relatività”, spazio e tempo erano diventati due dimensioni interconnesse con l’osservatore. La rivoluzione di Einstein aveva spianato la strada: la scienza moderna non avrebbe più osato pensare di raggiungere “la” Verità. Per dirla con lui, “la sua ricerca è di gran lunga più preziosa del suo possesso”.
Non ci volle molto tempo e Popper ribaltò anche l’impostazione gnoseologica, tutto ciò che non è falsificabile non possiede i criteri di veridicità scientifica: insomma ciò che non può essere anche falso, non è vero. I conti con l’ontologia li aveva chiusi Heisenberg, postulando verità nel microcosmo diverse da quelle del macrocosmo. Il principio indeterminazione che regola l’infinitamente piccolo non vale nel meccanicismo dell’infinitamente grande.

Fine della storia con una cesura, dunque?

No, se Hawking ha cercato fino al termine della sua vita una “Teoria del Tutto” che faccia fare pace fra micro e macro.

Il pragmatismo americano ha spinto fino alle estreme conseguenze tali premesse: per il filosofo Richard Rorty è arrivato il momento di “dire addio a parole come verità”, rinunciando ad ogni teoria intorno ad essa se non “il libero e aperto incontro delle opinioni”.

Il dubbio come motore della conoscenza

è l’ambizioso fil rouge che Taobuk ha scelto di sviscerare nei diversi ambiti del sapere.

A partire dalla letteratura dove un posto d’onore è stato riservato a Giovanni Verga, di cui ricorre il centesimo anniversario della morte. Principale esponente del Verismo italiano, lo scrittore catanese trovò vena feconda di espressività letteraria nel “vero” della sua Sicilia, denuncia di una condizione figlia dell’immobilismo antropologico che solo lo sguardo truce sulla realtà e la voce di chi non ha mai parlato possono scardinare.

Così vicino nel tempo, eppure così lontano dal vero ontologico di Manzoni per cui il verosimile doveva essere più vero del vero.

Il festival ha scandagliato i vari filoni della letteratura contemporanea: storico, psicologico, emozionale, sociale, creativo. Con l’obiettivo di guardare e conoscere il reale, seguendo lo spirito che anima la kermesse da 12 anni: dare voce ai molteplici punti di vista, formulare risposte complesse senza prevaricazione ma alla ricerca di una via per costruire un sentire comune.