Anche per l’edizione 2025, i Taobuk Award sono conferiti a personalità di straordinario rilievo letterario, artistico e civile, in coerenza con la vocazione multidisciplinare del festival e con il tema che ne attraversa la quindicesima edizione: i confini come soglia e punto di contatto.
Ad aprire idealmente il parterre dei premiati sono gli scrittori insigniti del Taobuk Award for Literary Excellence: Peter Cameron, Amélie Nothomb, Susanna Tamaro, Zadie Smith e Javier Cercas.
In ciascuno di loro, il tema del confine si inscrive in modo profondo, non come argomento ma come postura esistenziale e struttura della narrazione.
Con la sua scrittura sottile e trattenuta, Peter Cameron ci accompagna lungo linee invisibili: quelle che separano la vita dalla sua rappresentazione, il dolore dalla comprensione, l’intimità dal silenzio. Nei suoi romanzi e racconti, lo spazio del confine è spesso domestico, quotidiano, ma proprio per questo più perturbante: è lì che il passato filtra nel presente e la solitudine diventa il luogo in cui si misura la possibilità di relazione. Dalla raccolta Cosa fa la gente tutto il giorno fino a Un giorno tutto questo dolore ti sarà utile, Cameron mette in scena soggetti in bilico, mai risolti, testimoni discreti della complessità umana.
In modo del tutto personale e imprevedibile, Amélie Nothomb ha abitato i confini tra identità e maschera, tra esperienza e reinvenzione. Nei suoi romanzi, spesso scritti in prima persona ma mai del tutto autobiografici, la scrittura è uno spazio di metamorfosi costante. Il confine diventa qui un esercizio di attraversamento continuo: nessun personaggio è mai del tutto stabile, nessuna storia definitivamente risolta.
Anche Susanna Tamaro ha fatto della soglia un luogo centrale della sua riflessione narrativa. Nata e cresciuta a Trieste, in una regione di confine dove si incontrano culture e stratificazioni linguistiche, ha attraversato nei suoi romanzi la frattura tra radice e spaesamento. Nei suoi personaggi ricorre il bisogno di orientarsi dentro spazi incerti, interiori e geografici, come accade in Va’ dove ti porta il cuore e in altre opere in cui il viaggio – spesso più morale che fisico – diventa occasione per interrogare il limite e per riconoscere la propria finitezza.
Zadie Smith esplora i confini dell’identità attraverso il prisma della società multiculturale britannica, con una scrittura che non teme la complessità e che intreccia ironia, tensione critica e ricerca di autenticità. Le sue storie sono abitate da personaggi che vivono tra appartenenze plurime, tra generazioni e lingue che si scontrano e si sovrappongono, nella consapevolezza che il confine più difficile da superare è spesso quello interno.
Javier Cercas ha fatto della letteratura uno strumento per indagare i confini – sempre labili – tra verità e finzione, tra responsabilità individuale e memoria collettiva. Nei suoi romanzi la narrazione storica è attraversata da dubbi e scarti, perché raccontare il passato implica sempre un confronto con ciò che non torna, con ciò che è rimasto irrisolto. È qui che si colloca la sua idea di confine: non come linea chiusa, ma come tensione etica e conoscitiva.
Per le arti visive, il premio va ad Ai Weiwei, artista e attivista la cui opera rappresenta una sfida radicale ai confini imposti dal potere, dalla censura, dalla paura. La sua estetica è inseparabile da una presa di posizione politica, e ogni gesto creativo diventa anche atto di esposizione, di denuncia, di responsabilità. Laddove il confine si chiude, Ai Weiwei apre varchi: tra pubblico e privato, tra corpo e Stato, tra memoria e archivio.
Nel segno del cinema come spazio dell’immaginazione e della coscienza, saranno premiati due premi Oscar: il regista Gabriele Salvatores, che ha raccontato l’altrove con uno sguardo inquieto e poetico, trasformando l’evasione in ricerca, e Whoopi Goldberg, interprete e attivista la cui carriera attraversa generi, contesti e battaglie civili. In entrambi, l’arte diventa forma di passaggio: da una condizione a un’altra, da una voce isolata a una voce collettiva.
A loro si affiancano Monica Guerritore e Pierfrancesco Favino, attori che hanno saputo attraversare il confine tra teatro e cinema senza perdere intensità e profondità. Entrambi interpreti di rara coerenza, hanno fatto dell’ascolto e della misura la cifra della loro presenza scenica, portando in primo piano figure ambigue, fragili, dense di umanità.
Per la musica, saranno premiati il soprano Jessica Pratt, interprete capace di coniugare rigore belcantistico e finezza espressiva, e il pianista Ramin Bahrami, che ha reso l’esecuzione di Bach un gesto interculturale, in cui si incontrano Oriente e Occidente, spiritualità e matematica, riscrittura e fedeltà.
Il primo ballerino dell’Opéra di Parigi Andrea Sarri e Il Centro Coreografico Nazionale / Compagnia Aterballetto, realtà di punta della danza contemporanea italiana, saranno insigniti del premio per aver spinto il corpo oltre i suoi limiti formali, restituendo alla coreografia un potere evocativo che interroga lo spettatore ben oltre l’estetica.
La cerimonia di consegna si terrà sabato 21 giugno al Teatro Antico di Taormina. Il Taobuk Gala, condotto da Antonella Ferrara e Massimiliano Ossini, sarà trasmesso su Rai1 il 5 luglio, con una regia pensata per restituire non solo la spettacolarità dell’evento, ma la sua densità culturale.
A firmare la colonna sonora, l’Orchestra del Teatro Massimo Bellini di Catania, diretta da Gianna Fratta, protagonista di un progetto musicale che da anni accompagna il festival. L’orchestra, guidata dal sovrintendente Giovanni Cultrera di Montesano, è anche coproduttrice della serata, contribuendo a tessere un racconto in cui musica e parola si alternano in un’unica partitura.