Gli allestimenti che hanno animato gli spazi di Taobuk 2025 scaturiscono da un’intenzione progettuale intimamente consapevole: quella di mettere in relazione il carattere storico e paesaggistico di Taormina con una visione urbana contemporanea, sobria, sostenibile e in sintonia con l’ambiente. L’idea fondante è quella di un villaggio del festival che non invada ma accompagni il tessuto del centro storico, rafforzandone la naturale vocazione all’accoglienza e alla simbolizzazione culturale, attraverso soluzioni espressive che rifuggono ogni standardizzazione e ogni utilizzo di materiali plastici.
I gazebo, concepiti come autentici giardini d’inverno, si impongono come presenze leggere e integrate, realizzati con materiali naturali — legno, ferro battuto, tessuti — in un raffinato equilibrio tra artigianato e architettura effimera. La scelta estetica privilegia il non finito, l’essenziale, il reversibile. Come in una scenografia teatrale, ciò che solitamente è celato — telai, impalcature, strutture portanti — viene qui esibito, assumendo valore estetico e diventando parte della narrazione visiva. Emblematico in tal senso l’utilizzo di tubi innocenti, tradizionalmente impiegati nell’edilizia, che vengono così sublimati in elementi strutturali dal rigore spartano e dalla sorprendente eleganza, incarnando un’idea di urbanità sostenibile in cui il temporaneo è misura e linguaggio.
L’apparato grafico, stampato su tessuti in alta definizione, è pensato come un intervento sartoriale, pesato e consapevole. Ogni superficie può essere opera, ogni supporto diventare tela d’autore: le plastiche vengono rimosse in favore di materiali durevoli e riutilizzabili, in grado di rispondere a un principio etico oltre che estetico.
L’identità visiva si articola su una triade cromatica di forte valore simbolico: il blu, in omaggio al mare della Sicilia e alle celebrazioni europee; l’arancione, segno distintivo del festival; e il bianco, spazio di sintesi e armonia.
Due segni grafici attraversano l’intero progetto: il punto — emblema di concentrazione, incontro, germinazione — e la linea spezzata, che allude tanto al confine quanto alla sua possibile frattura. Trasposti sul tessuto, questi segni acquisiscono ritmo e dinamismo, evocando le onde del Mediterraneo e la loro mutevolezza, in una coreografia visiva che è al tempo stesso paesaggio e pensiero.
Alla realizzazione di questo progetto hanno contribuito partner tecnici accomunati da un’identica visione: Dantenegro, con i suoi arredi in ferro battuto perfettamente armonizzati con l’impianto urbano; Mohd, che ha selezionato pezzi d’autore firmati da Antonino Sciortino, veri catalizzatori di forme scenografiche; e Denstore, fautore dell’utilizzo del tessuto come elemento narrativo.
Non manca, infine, il tributo all’artigianato locale, siglato da installazioni come la scritta Taobuk, realizzata da Sansone con malte cementizie naturali. Una scultura/segno che simbolizza l’incontro tra materia e identità, sigillo e sostanza, in un unico gesto poetico e sostenibile.