Dalla Giornata mondiale della Poesia al Dantedì, celebriamo “l’arte in versi”

Taobuk, la casa della poesia: Yañez, Magrelli, Vilas, Evan e Taormina legge Dante

C’è un porto sepolto, scriveva Ungaretti, in fondo al nostro essere. E noi, scendendo a picco, liberandoci dai passatempi della vita quotidiana, concentrandoci interamente sull’essenziale, possiamo indirizzare il cammino verso quel porto, che è la meta ultima della nostra vita. Oggi si celebra la Giornata mondiale della Poesia, ma la poesia cos’è? “Credo che non lo sappia nessuno cos’è – diceva Giorgio Caproni – Per me è stata una ricerca sin da ragazzo di me stesso, della mia identità. Per cercare di capire chi sono e, attraverso di me, cercare di capire chi sono gli altri”.

La poesia, come svelamento, abita la vita. Non ne sta ma i fuori. Per questo, trascende lo spazio e il tempo. Per questo, i grandi poeti, sono eterni. Dante, ad esempio. Che con i suoi versi, per citare D’Annunzio, “sorresse il mondo in suo pugno”. Il 25 marzo, il giorno in cui 724 anni fa ebbe inizio il viaggio ultraterreno della Divina Commedia, ricorre il Dantedì, la giornata nazionale dedicata al Sommo Poeta, istituita dal Ministero della Cultura. Tre anni fa, in occasione del 700esimo anniversario della scomparsa di Dante, Taobuk l’ha omaggiato con una serata speciale, Taormina legge Dante, in apertura del progetto Cepell.

Palcoscenico: il Teatro Antico, lo stesso che sessant’anni prima aveva visto Vittorio Gassman declamare il Canto di Ulisse, mentre Cary Grant e Sophia Loren lo applaudivano in platea. “Considerate la vostra semenza: fatti non foste a viver come bruti ma per seguir virtute e canoscenza”. Dopo Gassman, è stato Fabrizio Gifuni a emozionare il pubblico, guardandolo dritto negli occhi, scandendo parola per parola, mentre sugli schermi ardeva il fuoco dell’inferno dantesco.

Non solo i versi del Sommo Poeta. Taobuk è da sempre la casa di grandi poeti

Come Carmen Yañez, ospite della scorsa edizione del festival e moglie di Luis Sepulveda, primo assegnatario del Taobuk Award. “Farai del tuo futuro una costellazione di stelle e di poesie”, le scrisse, d’impulso, quando la conobbe. Il tempo gli ha dato ragione. Oltre mezzo secolo dopo, le raccolte poetiche della cilena Yañez – pubblicate in Italia da Guanda – sono state insignite di numerosi riconoscimenti, dal Premio Nicolás Guillén al Tonino Guerra. La poesia più importante resta, tuttavia, quella che Pelusa e Lucho – come si chiamavano l’un l’altro – hanno composto con le loro esistenze. Intrecciate in una danza tragica e sensuale come il tango che tante volte hanno ballato insieme. Si sono innamorati, poi, sposati e sono diventati genitori contro il volere della famiglia Yañez, nel fermento di rinnovamento del Cile degli anni Settanta. Entrambi sono diventati militanti di Unidad Popular e ne hanno pagato il prezzo quando il golpe ha messo fine con violenza all’inedito esperimento di costruzione del socialismo per via democratica. Luis, nella guardia del presidente Salvador Allende, è stato arrestato. Poi è toccato a Carmen, torturata brutalmente nel centro di Villa Grimaldi. Per sfuggire alla repressione si sono dovuti separare e, divisi, hanno affrontato l’esilio in Europa. Là hanno costruito altre relazioni, Sepúlveda ha sposato la tedesca Margarita e da lei ha avuto tre figli. Né la distanza né gli anni né le vicende vissute, però, sono riusciti a spezzare il loro legame fatto di sogni di giustizia tramutati in versi, di battaglie di carta e sconfitte impresse sulla carne. Quando si sono rincontrati nel Vecchio Continente, negli anni Ottanta, sapevano che prima o poi si sarebbero riuniti. Nel 1996 sono andati a vivere insieme a Gijón, in Spagna dove, otto anni dopo, hanno celebrato il secondo matrimonio. “Eravamo così felici e non lo sapevamo”: è la poesia, struggente, che Pelusa ha dedicato al marito dopo la sua morte.

Se il 2023 è stato l’anno di Yañez, nel 2022 Valerio Magrelli, poeta, francesista, professore universitario e critico letterario, ha portato la sua ultima raccolta di versi, Exfanzia, a Taobuk. E con essa il suo angolo di osservazione sulla vita e sul mondo: qui la luce verso cui il suo sguardo si dirige è l’infanzia, ed è in questo lampo che si svolgono le scene. Magrelli è l’osservatore, ma è anche l’osservato: a comparire nei quadri sono i suoi figli, ma è anche lui stesso. E non solo. Con lui, con loro, è come se comparisse un’intera costellazione di presenze, di ricordi, di assenze. È come se Magrelli scrivesse da un avvenire già sognato e chiamasse a raccolta, davanti a sé, tutto ciò che ha lasciato un segno e tutti coloro che all’interno di questo avvenire hanno lasciato una traccia.

D’altronde, un fil rouge collega da sempre Taobuk alla poesia e lungo questa corda dell’intelletto, sempre tesa e vibrante, si sono propagati, come onde, i versi di Manuel Vilas e di Gio Evan, ospiti del festival nel 2021 e nel 2018. Funambolo della parola e cantore dell’amore, Vilas. Poeta indie, Evan, seguitissimo dai giovani con più di un milione di ascolti su Spotify. Perché leggere una poesia è come tornare a casa, scavare nella memoria. È il faro che illumina l’essenziale e mette in ombra il superfluo, in questo nostro incessante peregrinare che è la vita.