A Taormina (Giulio Perrone Editore) di Alfio Bonaccorso è un dittico: inizia con la curva del tempo e finisce nel labirinto dello spazio. Taormina vi appare come una casa piena di stanze, a metà tra un boudoir e una wunderkammer. Taormina è il “paradiso degli esuli’’ per Roger Peyrefitte, Oscar Wilde, D.H. Lawrence, Truman Capote e John Steinbeck, approdati qui per inseguire un sogno di felicità e far parte di un osservatorio da cui ammirare il mondo, essendone ammirati. Una palingenesi che si apre alla sensualità, di cui resta traccia in Ercole Patti, Massimo Simili, Vitaliano Brancati e André Gide. Taormina è scrittura a più mani, un’amalgama di evocazione e rievocazione, realtà e rappresentazione. Uno svaporare di sogni dentro risvegli improvvisi.
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