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UNA STAZIONE PER L’IMMAGINARIO: NUOVI COMFORT ED ANTICHE SUGGESTIONI

Se nel Settecento Taormina era già tappa imprescindibile del Grand Tour, dalla seconda metà dell’Ottocento, mentre le linee ferrate ridefinivano le geometrie del viaggio in tutta Europa, Taormina sentiva la necessità di accogliere le istanze di un turismo che cambiava e richiedeva nuovi comfort. Essere ben collegati alla ferrovia equivaleva ad una dichiarazione di esistenza.
I Borboni di Napoli, ancor prima che venisse realizzata l’Unità d’Italia, avevano dato avvio alla progettazione della tratta ferroviaria tra Messina e Catania, ultimata solo nel 1866.
Anche i collegamenti con l’entroterra siciliano tracciavano nuove strade di progresso. Ai primi del Novecento, si stabilì il collegamento ferroviario con il paese di Leonforte, in provincia di Enna, che indusse ed alimentò il grande sviluppo della piana di Giardini e dell’intera fascia jonico-etnea, facilitando le esportazioni dei prodotti agricoli che in poco tempo avrebbero reso prospera l’intera area.
Il nuovo Fabbricato Passeggeri della Stazione di Taormina fu ultimato nel 1928, prendendo il posto del preesistente palazzo dei Duchi di San Martino, completamente demolito.
Sull’onda lunga delle molte suggestioni, anche letterarie, riconducibili al viaggio in treno, Taormina si adegua ai tempi moderni, diventando in breve tempo meta di treni diretti provenienti dal Nord-Europa.
Gli architetti incaricati della costruzione della nuova stazione tentano di restituire al fertile immaginario dei viaggiatori l’idea e la “visione” di Taormina ereditata da generazioni di artisti ed intellettuali che qui soggiornarono.
Quale edificio appare simbolicamente più rilevante di una stazione, moderna porta della Città?
Nelle forme architettoniche e decorative scelte, dalle aperture a sesto acuto e ad arco ribassato degli esterni, alla solennità della pensilina sorretta da possenti catene di sostegno, dalla decorazione in ferro battuto con l’uso di vetri colorati alla bicromia bianco-nero tipica dei palazzi taorminesi, è presente l’intenzione di operare una sintesi che, in nome dell’eclettismo stilistico, unisca l’Art Nouveau ad un gotico di maniera, senza tralasciare accenni al folklore locale. Non a caso, nell’impianto decorativo, è frequente il ricorso a stilemi dal sapore popolare ed a temi presi in prestito dalle decorazioni dei carretti siciliani. L’architettura esterna riecheggia i noti palazzi medioevali della città, quali il Palazzo Corvaja ed il Palazzo dei Duchi di Santo Stefano, mentre gli interni, arricchiti da decorazioni musive, offrono vari richiami all’architettura arabo-normanna.
In un momento di straordinario fermento artistico in Sicilia, mentre architetti del calibro di Ernesto Basile, Coppedè e Bazzani promuovevano un nuovo ed esuberante stile eclettico, a Taormina veniva chiamato il noto pittore palermitano Salvatore Gregorietti perché decorasse soffitti e pareti della nuova Stazione di Taormina, preoccupandosi anche dell’arredo interno.
La Stazione ferroviaria è entrata a far parte a pieno titolo del grande cinema, grazie alle molte scene qui girate. Solo per citare alcuni esempi: Luc Besson scelse questo luogo per “Le Grand Bleu”, con Jean Reno, Sergio Castellitto e Jean-Marc Barr, Roberto Benigni vi girò una memorabile scena del film “Il Piccolo Diavolo” che vide come interpreti Roberto Benigni, Walter Matthau e Nicoletta Braschi; anche Francis Ford Coppola rimase colpito dal fascino del luogo e vi ambientò una scena de “Il Padrino-Parte III”, con Al Pacino, Andy Garcia e Diane Keaton.
Oggi come ieri, la Stazione si presenta come un’opera unitaria che risponde al medesimo impianto concettuale: a dare il benvenuto ai passeggeri, ai viaggiatori, ai curiosi, è l’intero ciclo di miti di cui Taormina è fucina da secoli, il millenario patrimonio di fascinazioni e suggestioni letterarie ed artistiche era ed è chiamato a raccolta per dare al visitatore la più evocativa delle accoglienze.

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