Taobuk Agorà culturale dei nostri tempi

Editoriale di Antonella Ferrara

I luoghi sono libri.

Pagine da sfogliare: da decodificare, anche. Per coglierne l’essenza profonda

E poi ci sono città che sono vere e proprie biblioteche:

scrigni che custodisco – no storie. Luoghi che portano già iscritto dentro di sé un destino. È questa stratificazione di vissuti, questa intersezione di racconti che costituisce il genius loci di 

Taormina: la più antica colonia greca dell’isola, fulcro e sintesi della Sicilia. Cerniera e crocevia tra Oriente e Occidente.

È stata questa l’intuizione che mi ha spinta a fondare il Festival Taobuk, tredici anni fa. Taormina, infatti, è il simbolo di come la letteratura interpreti e plasmi lo spazio. E Taobuk, dedicato quest’anno al tema urgente delle Libertà declinate al plurale, con la sua vocazione multidisciplinare, si innesta sulla millenaria stratificazione di civiltà della Sicilia. Un evento di portata internazionale, nato nell’Isola a tre punte al centro del Mediterraneo con una missione: attrarre come una calamita nell’agorà di Taormina i più grandi pensatori del nostro tempo – scrittori, artisti, scienziati, filosofi – e accendere il dibattito culturale, ispirato dal magnetismo di uno degli scenari più belli al mondo.

“Le città sono un insieme di tante cose: di memoria, di desideri, di segni d’un linguaggio.”

scriveva Italo Calvino, di cui quest’anno ricorre il centenario dalla nascita. 

“Le città sono luoghi di scambio, ma questi scambi non sono soltanto scambi di merci, sono scambi di parole, di desideri, di ricordi”.

È così, immaginando la città come un libro da sfogliare e i suoi luoghi simbolo come altrettanti capitoli, che è nato il progetto “Taormina Cult: Letteratura, Arte e Cinema a cielo aperto”. Un itinerario in 21 tappe attraverso la grande letteratura, l’arte e il cinema, seguendo quell’intersezione fruttuosa tra le arti che è la cifra distintiva di Taobuk. Un viaggio attraverso la storia della città: da sempre destinazione di elezione di intellettuali, artisti e scrittori di tutto il mondo e di ogni epoca.

Perché ogni angolo, ogni edificio, è un prezioso contenitore: di immagini, racconti, aneddoti.

Un percorso fruibile tutto l’anno, seguendo quella spinta del turismo letterario che è materia di approfondimento scientifico e accademico. In questo complesso mosaico che è Taormina, da sempre meta designata di scrittori e artisti, si potranno ripercorrere i passi di undici premi Nobel che hanno percorso queste strade: come Rabindranath Tagore, Thomas Mann, John Steinbeck, Anatole France, W. B. Yeats,  Selma Lagerlof ed Ernest Hemingway. E anche degli artisti e dei tanti registi che sono rimasti abbagliati dalla visione di un luogo che Alexandre Dumas sintetizzava nella parola “estasi”.

Taobuk non poteva che nascere a Taormina,

fondata 2400 anni fa sul Monte Tauro e cementata dal sogno di costruire un insediamento rivolto verso la terra di provenienza, per non recidere mai le radici con la storia recente e con quella, secolare, lasciata in Grecia. La città, dunque, incarna il legame con le proprie origini: ma è anche la

Via d’accesso privilegiata alle storie che qui si sono intrecciate nei secoli. 

Non a caso, infatti, nel Settecento Taormina era già una tappa imprescindibile del Grand Tour. E dalla seconda metà dell’Ottocento, mentre le linee ferrate ridefinivano le geometrie del viaggio in tutta Europa, la città sentiva la necessità di accogliere le istanze di un turismo che stava cambiando: essere ben collegati alla ferrovia, infatti, equivaleva a una dichiarazione di esistenza. I Borboni di Napoli, ancor prima dell’Unità d’Italia, avevano dato avvio alla progettazione della tratta ferroviaria tra Messina e Catania, ultimata solo nel 1866. La Stazione ferroviaria di Taormina diventò così sfondo e suggestione dell’immaginario. Anche sul grande schermo: Luc Besson la scelse per “Le Grand Bleu”, Roberto Benigni vi girò una memorabile scena de “Il Piccolo Diavolo”, e Francis Ford Coppola ambientò “Il Padrino-Parte III” con Al Pacino, Andy Garcia e Diane Keaton.

L’unicità del luogo e le Belle Lettere sono legate a doppio filo da sempre, nella storia di Taormina.

Taobuk, negli ultimi tredici anni, ha rinsaldato questo nodo: arricchendone la trama. Il festival, infatti, ha messo in dialogo la letteratura con altre discipline trasformando la città in un palcoscenico internazionale e in una fucina permanente. Dove prosegue un confronto ideale tra gli autori di ieri, che qui hanno impresso il loro passaggio, e quelli di oggi. Ogni angolo, infatti, racconta di periodi irripetibili. Ai caffè di piazza IX Aprile, salotto letterario a cielo aperto, trascorrevano le giornate Truman Capote, Tennessee Williams, Winston Churchill, Henry Faulkner, Michelangelo Antonioni, Vitaliano Brancati.

 Ed è proprio questo stesso spazio iconico che ospita ogni anno le installazioni artistiche promosse dal Festival: uno scambio con il tessuto urbano che lo scrittore e regista Vanni Ronsisvalle ha definito

“un rapporto tattile con l’ambiente e i suoi oggetti che Taobuk sa ricreare: in particolare l’oggetto libro, occasione per rendere lo scrittore a figura intera, non una voce di enciclopedia”

Ogni scorcio, ogni edificio, qui, parla di letteratura e di scambi intellettuali. Come il San Domenico Palace Ho tel, per esempio: che rievoca le interpretazioni di Monica Vitti e Gabriele Ferzetti in “L’avventura” di Michelangelo Antonioni e l’istrionico Walter Chiari che si muoveva nei corridoi dell’albergo in “Tipi da Spiaggia” di Mario Mattioli. E ancora Virna Lisi, sulla terrazza insieme a Giulio Bosetti in “Made in Italy” di Nanny Loi. Gli interni solenni evocano gli ospiti che qui hanno soggiornato: da Luigi Pirandello ad Anatole France, da Eduardo De Filippo a Guglielmo Marconi, da Rudyard Kipling a Thomas Mann, John Steinbeck, Tennessee Williams, Enzo Biagi, Giuseppe Sinopoli, Re Faruk d’Egitto.

Taormina, poi, ci parla di Oscar Wilde, che qui soggiornò per un mese, all’Hotel Victoria, e tornò con la valigia piena dei ritratti di quei “meravigliosi ragazzi”, come definì i modelli delle fotografie di Von Gloeden, molti dei quali aveva preparato lui stesso a posare. E ancora: i Lawrence, ospiti di Don Ciccio Cacopardo nella casa di Contrada Fontana Vecchia. È qui che David Herbert, l’autore de “L’amante di Lady Chatterly”, avrebbe lavorato ad alcuni dei suoi racconti più riusciti. Come “Sun”, nato proprio dall’esperienza dei due anni trascorsi a Taormina, dal marzo 1920 al febbraio 1922: “Noi amiamo Taormina e in particolare la nostra casa – scrivevami piace questo luogo più di qualunque altro. Amo il mare aperto verso l’Est, al sorgere del sole…”. La casa di Fontana Vecchia accolse, all’inizio degli anni Cinquanta, anche un giovane Truman Capote: lo scrittore di “Colazione da Tiffany” chiederà di raggiungerlo a molti dei suoi amici, tra i quali Cecil Beaton, Peggy Guggenheim, Jean Cocteau, Christian Dior.

E dunque, in questo continuo rimando tra arti del passato e del presente,

 il festival porta avanti la tradizione di catalizzatore dei più grandi nomi della letteratura internazionale.

In questa edizione di Taobuk saranno tre scrittrici, impegnate nella lotta per l’emancipazione femminile, le protagoniste dei premi Taobuk Award for Literary Excellence: Annie Ernaux, Nobel 2022, con la sua scrittura che è “atto politico”. Joyce Carol Oates, più volte finalista al premio Pulitzer, capace di esplorare temi quali la violenza domestica, l’oppressione e la mercificazione delle donne. E Azar Nafisi, autrice del capolavoro “Leggere Lolita a Teheran”, testimone del suo tempo, costretta a scegliere l’esilio negli Stati Uniti per sfuggire alle persecuzioni del regime iraniano. Insieme agli altri premiati, il pubblico le incontrerà nella serata di gala al Teatro Antico, millenaria cavea classica che suggestiona i visitatori fin dai tempi del Grand Tour, come testimoniano le pagine di Goethe. Che nel suo “Viaggio in Italia”, ammirando il paesaggio che si spalancava davanti ai suoi occhi davanti all’anfiteatro, scrisse che “mai, probabilmente, un pubblico di teatro si vide davanti qualcosa di simile”. Una storia che si dispiega, dunque: capitolo dopo capitolo. E trova in questa edizione una nuova spinta propulsiva. Perché l’idea di indagare le Libertà muove dalla suggestione di Benedetto Croce che sottolineava come “la libertà al singolare esiste solo nelle libertà al plurale”: a indicare l’effetto moltiplicatore di un ideale che si plasma ed evolve con i mutamenti sociali e di costume. In questo paesaggio dell’anima che il festival ha modellato e incarnato, Taobuk porta avanti una ulteriore missione: candidare questa città a diventare il punto di contatto tra i Paesi che si affacciano sul Mare Nostrum, grazie a un festival che si propone come simposio del pensiero mondiale.

Capace di chiamare a raccolta gli intellettuali, e dove gli umanisti possano dialogare con scienziati, economisti, politici: in modo da raggiungere una sintesi, aprire ulteriori finestre sulla realtà.

Un vero e proprio laboratorio: una fucina attraverso la quale offrire nuove chiavi di interpretazione del mondo e del futuro. Un futuro che non può prescindere dai libri, come sosteneva Umberto Eco: “Il libro da leggere appartiene a quei miracoli di una tecnologia eterna di cui fan parte la ruota, il coltello, il cucchiaio, il martello, la pentola, la bicicletta”. 

 

Rivivi i momenti più belli dell’edizione 2023 del Festival